Premio Bruno Carli
Il Valsusa Filmfest intende con questo premio ricordare in un modo concreto la figura di Bruno Carli partigiano e primo presidente del VFF. Il premio consiste nel viaggio e nell’ospitalità durante l’edizione del festival. Vengono prese in considerazione esperienze che attualizzino i concetti e i valori della Resistenza e della nostra Carta Costituzionale. Realtà impegnate sul territorio in difesa dei diritti e dell’ambiente, in quella che a buon titolo può essere definita Nuova Resistenza.
Dal 2021 il Premio viene assegnato in duplice edizione: durante il Fimfest a una realtà di rilievo locale e a luglio nell’ambito del Festival Alta Felicità di Venaus ad un personaggio o soggetto collettivo di rilievo nazionale.
Bruno Carli era nato a Trieste il 17 aprile 1927, in una famiglia di antifascisti.
Successivamente si trasferisce in Piemonte.
Nei giorni seguenti all’8 settembre ’43, Bruno allora sedicenne, si unisce immediatamente ai primi nuclei di “ribelli”, in particolare a quello di San Giorio (Valle di Susa), che si era costituito attorno alla figura di Sergio Bellone, comunista, uscito poco prima dalle galere fasciste e si distingue subito in una frenetica attività per il recupero di armi ed equipaggiamenti nelle casermette della Valle.
Il 21 gennaio 1944, in Avigliana, il fratello Carlo Carli cade in un imboscata fascista: fu un colpo durissimo per tutta la Resistenza e per Bruno.
Nei primi mesi del ’45 viene chiamato a far parte dei GAP di Torino, incarico pericolosissimo e stressante, tanto che, non resistendo alla tensione di quella vita (aveva pur sempre solo 17 anni), chiede di rientrare in montagna, nella sua Brigata, proprio alla vigilia dell’insurrezione, in tempo per partecipare alla “lunga marcia” (passando dalla Val Sangone) su Torino ed alla liberazione della città.
Ma la sua attività partigiana non termina con il 25 aprile ’45: continuerà incessante in tutti i 57 anni successivi, con la raccolta e l’archiviazione di tantissimi documenti della Resistenza e fascisti, giornali, manifesti, cartoline ecc ecc con cui allestirà varie e interessatissime mostre, presentate soprattutto nelle scuole. E questo è un altro dei suoi impegni: l’incontro e il colloquio con gli studenti di ogni ordine e grado. Avvalendosi anche della conoscenza di tanti presidi e insegnanti, incontrati negli anni della sua attività lavorativa alla “Olivetti” di Torino, il “ragionier Carli” riesce a farsi aprire le aule di tanti istituti della città (e non solo), presentando in genere, più che quelli partigiani, i documenti fascisti (giornali, manifesti, carte annonarie, libri di testo ecc) quasi senza commento. Infatti diceva: “Parlano da soli!”.
La sua attività in questi campi diventa ancora più frenetica dopo il pensionamento. Dirigente della Associazione Famiglie dei Caduti e Martiri della Liberazione, da lui fondata nel primo dopoguerra; membro dell’ANPI Provinciale e Nazionale; oratore ufficiale e non, in decine di commemorazioni; presente in tutte le manifestazioni in ricordo della lotta partigiana, che rievocava talvolta anche con articoli sui giornali locali e non. Nel 1995 assunse anche la Presidenza del Valsusa Filmfest (festival nato sui temi della memoria storica e della salvaguardia dell’ambiente), entrando in sintonia, senza difficoltà, con persone di differente età, cultura e ambiente sociale, anche non legate alla Resistenza, ma subito conquistate dalla sua autorevolezza, temperata da una brillante auto ironia.
Non aveva un carattere facile, Bruno: non sopportava le ipocrisie e i compromessi della politica, rifiutava ogni revisionismo storico ed aveva mantenuto un’avversione profonda per fascisti e tedeschi, tanto che, per decenni, si era rifiutato di andare in Germania. Solo recentemente aveva accettato di recarsi in visita ad alcuni campi di concentramento, ma quel viaggio non era valso a mutare le sue opinioni, anche se ultimamente la sua intransigenza si era leggermente attenuata, a causa forse anche del suo stato di salute. Aveva certamente coscienza della gravità della sua malattia, ma l’affrontava con la stessa spavalderia con cui aveva affrontato il nemico nella sua prima giovinezza, senza arrendersi ad essa, quasi ignorandola (o facendo finta di ignorarla per non impressionare quanti gli volevano bene).
E’ morto il 21 luglio di quest’anno (2002) nella “sua” Champorcher, il paese della Valle di Aosta in cui, da quarant’anni, era solito trascorre le ferie estive, senza accorgersene, stroncato da un infarto.
Una delle caratteristiche di Bruno che lo ha portato ad essere molto amato da tutti, era il suo senso dell’ironia e la capacità di comunicare soprattutto fra i giovani. Per questi motivi, il Valsusa Filmfest vuole ricordarlo in un modo concreto, istituendo un “Premio” che comprende il viaggio e il soggiorno in Valle di Susa, durante il periodo del festival, per alcuni giovani / Associazioni impegnati sul sociale o in difesa dell’ambiente in quella che può essere definita la Nuova Resistenza.
EDIZIONI
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